Postato su 2016-11-29 In Kentenich

Era un ribelle con cognizione, che seppe trasformare la ribellione in una missione.

P. Guillermo Carmona •

Questo mese ricordiamo, il 16 novembre, l’anniversario della nascita del Padre Fondatore. Così come la sua presenza fu luce ed esempio per molti, sicuramente ci sono persone nella vostra vita di tutti i giorni che si trasformano in luci ed esempi. Due domande su cui potremmo meditare oggi sono: In cosa mi rispecchio? Chi si rispecchia in me?

Nel mio caso, una di quelle è stato senza dubbio Padre Kentenich. Ricordo il mio ultimo incontro con lui, il 20 agosto 1968. Sapevo che l’unica possibilità di vederlo era assistere alla messa che celebrava alle 6.30 al Monte Schoenstatt. Quella mattina ebbi il privilegio di aiutarlo come accolito. Alla fine della messa ci salutammo, senza intuire che tre giorni dopo il rettore del collegio ci avrebbe comunicato la sua  morte.

Molti si sono chiesti, e ancora oggi si chiedono, come fosse Padre Kentenich. Anche io durante gli studi in Cile e in Brasile mi ponevo questa domanda e desideravo conoscerlo, sapere come era realmente. Conoscevo il coraggio con cui aveva affrontato il nazismo e la gerarchia della chiesa, la sua intelligenza, e soprattutto la sua paternità, grazie ai racconti di coloro che erano  stati in contatto con lui a Milwaukee, o a Schoenstatt e nei suoi viaggi per il mondo.

El Padre Kentenich con seminaristas de los Padres de Schoenstatt en MünsterIl sogno si realizzò il  19 marzo 1966. Padre Kentenich tenne una conferenza a noi trenta studenti che iniziavamo la formazione in Germania. C’era la neve, ed era raffreddato. Cominciò il suo intervento con molta tosse, ma mentre esponeva il suo pensiero, si entusiasmò, e terminò la conferenza con il vigore di un giovane.

Vari furono i successivi contatti: predicò ad un nostro ritiro, ci permise di tenere con lui un incontro personale, abbiamo potuto assistere a giornate e conferenze e conoscere meglio i suoi pensieri e i suoi desideri. Mi colpiva la sua naturalezza; il Padre era una persona normale, diretta, umana e semplice. Un certo mistero – molto difficile da spiegare – lo circondava. Molti confessarono: “ è come se fosse stato solo con me”; guardava ognuno, si fermava sui dettagli, ma senza attirare l’attenzione né provocare l’orribile sensazione di sentirsi studiato.

Il tempo maturò il suo ricordo. Era una ribelle con cognizione, che seppe trasformare la sua rivoluzione in una missione. Le sue difficoltà divennero compiti e uscì fortificato da ognuna di esse. Immagino – ora come allora – che quella domenica 15 settembre fu Maria – sua madre, compagna e alleata – che sostenne il calice e lo portò alla tavola del regno. Doveva finire di celebrare l’Eucarestia.

Abbiamo in eredità il suo dono.

Vi ho raccontato tutto questo, perché abbiamo in eredità il suo dono. Senza il suo sì al Piano di Dio, non avremmo l’Alleanza, non avremmo il Santuario… Penso che dal Cielo continui a dialogare con chi di noi si avvicina a Lui e ci segue regalandoci fiducia a stimoli: Andate e incendiate il mondo. Per lui valgono – con la dovuta distanza – le parole di Gesù: Tu ora credi, perché mi hai visto. Felici coloro che crederanno senza aver visto! (Giovanni, 20, 29).

¿Cosa significa per te P. Kentenich? Cosa ti attrae della sua persona?

Con la fiducia che la vita ci regali la gioia di conoscere altre persone come P. Kentenich. Fanno molto bene al mondo e al cuore. Sono specchi di eternità. Chissà che ognuno di noi possa sforzarsi, con la grazia del Santuario, di esserlo per gli altri…

Originale: spagnolo. Traduzione: Federico Bauml, Roma, Italia

 

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