Postato su 2017-10-29 In Missioni, Schoenstatt in uscita

Portiamo un pezzetto di Cuba nel cuore

SPAGNA/CUBA, Iñigo Ventosa Álvarez de Estrada •

Tutto è iniziato nell’anno 2014, quando conobbi il sacerdote Bladimir Navarro, di Schoenstatt-Cuba, con il quale ho instaurato una affettuosa amicizia. Quando l’ho conosciuto, stavamo aspettando il nostro sesto figlio e lui ci invitò a conoscere il suo Paese ed ad andare in missione nella sua parrocchia, come testimonianza di vita familiare nella Chiesa, ci disse che lì c’erano pochissimi matrimoni e quasi nessuna coppia con più di due figli.

Ho sentito una chiamata in due sensi: il primo per il grande affetto che vidi in Padre Bladimir, e il secondo perché pensavo che sarebbe stata una bella esperienza familiare, dato che i miei figli hanno 20, 18, 16, 12, 8 e 2 anni. Pensai anche in positivo, alle cose che uniscono gli spagnoli a Cuba, come la lingua, l’allegria, la musica, il senso dell’umorismo , ecc.

Logicamente, fino a questo anno 2017 non abbiamo potuto prendere in considerazione l’idea di andare, dato l’arrivo di Josè, il più piccolo di casa, però ci si sono aperte straordinariamente molte porte. La più importante è stato il cuore di mia moglie, che mi ha dato il suo sì e poi molto ha avuto a che vedere con  l’appoggio di Vicky , testimonianza di una buona amica, con Sole e i matrimoni celebrati l’anno prima. È stato molto bello anche come si è aperto la strada anche a un altro matrimonio del mio gruppo di vita e alla fine siamo potuti andare insieme. Anche loro hanno 6 figli, tutte femmine, e in più sono venuti con una nipote. Il piccolo di due anni, Josè, lo abbiamo lasciato a Madrid, avevamo paura che non riuscisse a sopportare l’isola. Alla fine eravamo due coppie sposate e un gruppo di 7 giovani, tutti insieme.

La chiesa di Cuba mi ha sorpreso molto

Bene, entrando nell’argomento, noi siamo andati lì lasciandoci un po’ sorprendere, un po’ emozionati e raccontando ai bambini che le condizioni sarebbero state estremamente dure. La verità è che lo abbiamo fatto apposta poiché pensiamo che sia come quando vai a vedere un film al cinema, se ti dicono che sarà meraviglioso, di solito poi non lo è tanto, invece se ti dicono che è normale, alla fine lo trovi bello.

Vedendolo in prospettiva, credo che questo viaggio ci abbia cambiati e colpiti in diverse forme:

come cattolico e come membro del movimento di Schoenstatt, la chiesa di Cuba mi ha sorpreso molto, non credevo che fosse così emergente. I cattolici che ho conosciuto erano o coloro che avevano lottato per mantenere la propria fede, durante gli anni in cui la chiesa era perseguitata a Cuba, o la gente che si era da poco convertita e aveva appena iniziato a conoscere la Chiesa. Mi è piaciuta la profonda offerta e spiritualità delle coppie sposate che ho conosciuto, così come l’eroismo dei sacerdoti e dei seminaristi, erano quasi senza paure. Ci sono stati momenti veramente belli, abbiamo fatto un ritiro familiare con quattordici coppie sposate cubane e abbiamo insegnato a pregare il rosario in spiaggia in un gruppo in cui solo una persona sapeva pregarlo.

 

Come è possibile che ci siano stranieri e cittadini cubani che pregano insieme?

Mi piacerebbe anche commentare che è vero, che Schoenstatt crea realmente famiglia. In spiaggia c’era gente che ci osservava e ci chiedeva come fosse possibile che stessimo tutti insieme a pregare in comunità, stranieri e cubani. Chi eravamo? Al rispondere che eravamo cattolici ci rispondevano che sarebbero quindi voluti andare nei loro paesi per conoscere la Chiesa.

Mi è piaciuto molto anche il fatto che i cubani sono molto mariani e i sentimenti così forti che provano per la Madonna, grazie alla loro devozione alla Vergine “de la caridad del Cobre”. Abbiamo stretto delle belle amicizie che speriamo di poter conservare e soprattutto di cui ci rimane l’ allegria, l’affetto e la spiritualità.

La mia impressione circa la Chiesa cubana è che si tratta di una piccola pianta che sta germogliando, però che necessita del nostro appoggio e del nostro affetto e attenzioni per crescere.

Quando subisci delle privazioni, dai molto valore a ciò che hai

Come padre, vedere i tuoi figli in missioni, in accampamenti, con bambini, con malati, che aiutano queste persone, insegnando e stringendo amicizie, in un contesto a loro completamente sconosciuto, mi ha riempito di orgoglio, e quando lo ricordo mi emoziono ancora. È bello che questo sentimento paterno sia arrivato anche ai giovani che ci accompagnavano, stavamo lì e se qualcuno aveva un problema, cercavamo di trovare una soluzione,  anche con i  giovani che ho conosciuto li. C’è stato il caso di una epidemia di congiuntivite, che contagiò molta gente della provincia e non c’era la possibilità di somministrare medicinali. Una delle giovani che ci accompagnava la ha contratta in un paesino vicino a dove ci trovavamo e così siamo andati a prenderla, noi coppie sposate ci siamo occupate di lei, cercando medicine per curarla. Forse questo sembra facile in Europa, però li che non ci sono medicine, in città non ci sono quasi per niente macchine e ti muovi in carrozza o in bicicletta, tutto è complicato.

Da una prospettiva familiare globale, avere un progetto comune ci ha unito ancora di più come famiglia, abbiamo una esperienza insieme con molti ricordi forti e molti nuovi amici, in molti casi in comune. Anche subire delle privazioni tutti insieme, ti fa dar valore molto di più a quello che hai, la verità è che non mi aspettavo che a Cuba non ci fosse praticamente niente.

Non possiamo sapere se abbiamo rispettato le aspettative di padre Bladimir,  e nemmeno se il nostro passaggio per Cuba abbia aiutato a seminare ancora di più l’amore di Dio. Noi siamo meri strumenti della Mater e abbiamo fatto del nostro meglio. Però una volta tornati a Madrid, quando ho chiesto ai miei figli se sarebbero tornati, tutti mi hanno detto di sì. Ciò che è chiaro è che questo viaggio ci ha aperto molto il cuore e portiamo un pezzettino di Cuba dentro il cuore.

 

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Originale: Spagnolo. Traduzione: Virginia Cosola, Roma, Italia

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